Jacques Berthieu, missionario gesuita e martire che dedicò la sua vita ai malgasci

Festa: 8 giugno

Nel giorno della loro festa, vale la pena riflettere sulla vita e sull’impegno dei santi e dei beati della Compagnia di Gesù nel corso dei secoli. All’avvicinarsi della data di canonizzazione del p. Jacques Berthieu, il 21 ottobre 2012, l’ex Superiore Generale, il p. Adolfo Nicolás, aveva delineato la vita di questo gesuita martirizzato in Madagascar e il significato che può avere ancora oggi. Ecco cosa scriveva.

Nato il 27 novembre 1838 in Alvernia, al centro della Francia, dove i suoi genitori erano agricoltori, Jacques Berthieu studiò nel seminario di Saint-Flour, prima di essere ordinato sacerdote in quella diocesi nel 1864 e nominato vicario a Roannes-Sainte-Marie, dove rimase per nove anni. Desideroso di partire per evangelizzare terre lontane e basare la sua vita spirituale sugli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, chiese di essere ammesso alla Compagnia di Gesù ed entrò nel noviziato di Pau nel 1873. Nel 1875 lasciò il porto di Marsiglia per due isole al largo della costa del Madagascar, all’epoca dipendenti dalla Francia: Réunion e Sainte-Marie (oggi Nosy Bohara), dove studiò la lingua malgascia e si preparò alla missione.

Nel 1881, la legislazione francese chiuse i territori francesi ai gesuiti, una misura che costrinse Jacques Berthieu a trasferirsi nella grande isola del Madagascar. Lavorò dapprima nel distretto di Ambohimandroso-Ambalavao, a Fianarantsoa, nella parte meridionale degli altipiani. Poi, durante la prima guerra franco-malgascia, assunse diversi ministeri sulla costa orientale e settentrionale. Dal 1886, diresse la missione di Ambositra, 250 km a sud di Antananarivo, poi quella di Anjozorofady-Ambatomainty, a nord della capitale. Una seconda guerra lo costrinse ad allontanarsi. Nel 1895, l’insurrezione di Menalamba (le vesti rosse) contro i colonizzatori prese di mira anche i cristiani. Jacques Berthieu cercò di metterli sotto la protezione delle truppe francesi. Privato di questa protezione da un colonnello francese, da lui criticato per il suo comportamento verso le donne del luogo, Berthieu guidò un convoglio di cristiani verso Antananarivo, fermandosi nel villaggio di Ambohibemasoandro.

2024-06-07_berthieu_sanctuary1

L’8 giugno 1896, i Menalamba irruppero nel villaggio e trovarono Jacques Berthieu che si nascondeva nella casa di un amico protestante; lo catturarono e lo spogliarono del suo abito. Uno di loro gli strappò il crocifisso, dicendo: “È questo il tuo amuleto? È così che inganni il popolo? Hai intenzione di pregare ancora a lungo?” “Pregherò fino alla morte”, rispose. Un altro uomo lo colpì sulla fronte con un machete; egli cadde in ginocchio, sanguinando copiosamente. I Menalamba lo portarono via per quello che sarebbe stato un lungo cammino. Ferito alla fronte, Jacques Berthieu disse a coloro che lo conducevano: “Lasciatemi le mani libere, di modo che possa prendere il fazzoletto dalla tasca e pulirmi il sangue dagli occhi, perché non riesco a vedere la strada”. Più avanti a qualcuno che gli si avvicinò, Berthieu chiese: “Sei stato battezzato, figlio mio?” Quando questi gli rispose di no, mettendosi le mani in tasca, tirò fuori una croce e due medaglie e gliele diede, aggiungendo: “Prega Gesù Cristo tutti i giorni della tua vita. Non ci rivedremo più, ma non dimenticare questo giorno. Impara la religione cristiana e chiedi il battesimo quando vedi un sacerdote”.

Dopo dieci chilometri di cammino, raggiunse il villaggio di Ambohitra, dove si trovava la chiesa che aveva costruito. Per tre volte, gli lanciarono una pietra, e la terza volta si accasciò. Non lontano dal villaggio, vedendolo madido di sudore, un Menalamba gli prese il fazzoletto, lo immerse nel fango e nell’acqua sporca e gli cinse la testa. Arrivarono persino a evirarlo, provocandogli un’ulteriore perdita di sangue che lo sfinì.

La notte si avvicinava. Ad Ambiatibe, un villaggio a 50 km a nord di Antananarivo, dopo aver riflettuto, decisero di ucciderlo. Il capo radunò una squadra di sei uomini armati di fucile. A questa vista, Jacques Berthieu si inginocchiò. Due uomini gli spararono allo stesso tempo, ma lo mancarono. Egli si fece il segno della croce e chinò la testa. Uno dei capi gli si avvicinò e gli disse: “Rinuncia alla tua odiosa religione, non ingannare più la gente, ti faremo nostro consigliere e nostro capo, e ti risparmieremo”. Egli rispose: “Non posso acconsentire, preferisco morire”. Altri due uomini gli spararono ma, avendo egli chinato il capo per pregare, lo mancarono di nuovo. Un altro gli sparò un quinto colpo, che lo colpì ma senza ucciderlo. Egli rimaneva in ginocchio. Un ultimo colpo, quasi a bruciapelo, lo uccise.

2024-06-07_berthieu_sanctuary4

In quanto missionario, Jacques Berthieu descriveva così il suo compito: “Questo significa essere un missionario: essere tutto per tutti, sia interiormente che esteriormente; prendersi cura di tutto, uomini, animali e cose, e tutto questo alla fine per conquistare le anime, con un cuore grande e generoso”. Lo testimonia il grande impegno nel promuovere l’istruzione, la costruzione di edifici, l’irrigazione e il giardinaggio, la formazione agricola. Era un catechista instancabile. Un giovane maestro di scuola, che lo accompagnava in un viaggio, quando vide che aveva il catechismo aperto davanti a sé mentre cavalcava, gli chiese: “Padre, perché sta ancora studiando il catechismo?” Egli rispose: “Figlio mio, il catechismo è un libro che non può mai essere studiato sufficientemente a fondo, dato che contiene tutta la dottrina cattolica.” A quei tempi, quando si partiva per le missioni, non era contemplato il ritorno al proprio Paese d’origine. “Dio sa”, disse Berthieu, “quanto amo ancora il suolo del mio Paese e l’amata terra d’Alvernia. Tuttavia, Dio mi ha dato la grazia di amare ancora di più questi campi incolti del Madagascar, dove posso solo pescare qualche anima per Nostro Signore... La missione procede, anche se i frutti sono ancora solo una questione di speranza in molti luoghi e poco visibili in altri. Ma cosa importa, purché siamo buoni seminatori? Dio provvederà alla crescita quando sarà il momento.”

Uomo di preghiera, traeva la sua forza dalla preghiera. La sua fede si esprimeva nella devozione al Santissimo Sacramento, dal momento che l’Eucaristia era al centro della sua vita spirituale. Egli professava anche una speciale devozione al Sacro Cuore, a cui si consacrò a Paray-le-Monial prima di partire per la sua missione; divenne anche apostolo di questa devozione tra i cristiani malgasci. Fervente devoto della Vergine Maria, si era recato in pellegrinaggio a Lourdes; il rosario era la sua preghiera preferita, ed era quella che recitava mentre veniva condotto alla morte. Venerava anche San Giuseppe.

Il dono totale e deliberato della sua vita alla sequela di Cristo è la chiave del suo impegno. In mezzo alle prove, rimaneva di buon umore, affabile, umile e disponibile. Amava citare il Vangelo: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.” (Mt 10,28) Nelle sue istruzioni, parlava spesso della risurrezione dei morti; i fedeli ricordano questa frase: “Se sarai mangiato da un caimano, risorgerai”. Era forse un presagio della sua fine? In effetti, dopo la sua morte, due abitanti di Ambiatibe trascinarono il suo corpo nel fiume Mananara, a pochi passi dal luogo del suo martirio, e i suoi resti scomparvero.

2024-06-07_berthieu_mass2

La Compagnia è lieta che la Chiesa abbia canonizzato un altro dei suoi compagni gesuiti, che lo proponga come modello a tutti i fedeli e ci inviti a ricorrere alla sua intercessione. È vero che il contesto storico e le modalità della missione si sono evoluti dalla fine del XIX secolo ad oggi; è compito degli storici avvicinarsi il più possibile alla realtà e degli agiografi individuare gli aspetti più significativi della santità.

Che lo Spirito Santo ci permetta di mettere in pratica le scelte di Jacques Berthieu: la passione per una missione impegnativa che lo portò in un altro Paese, con un’altra lingua e un’altra cultura; il suo attaccamento personale al Signore espresso nella preghiera; il suo zelo pastorale, che era allo stesso tempo un amore fraterno per i fedeli a lui affidati e un impegno a condurli più avanti nel cammino cristiano; e infine, il dono della sua vita, una scelta vissuta giorno dopo giorno fino alla morte, che lo ha definitivamente configurato a Cristo!

L’intercessione di Jacques Berthieu ci aiuti a riconoscere la forza della nostra fragilità, a essere gioiosamente fedeli alla nostra vocazione e a donarci totalmente alla missione che abbiamo ricevuto dal Signore!

2024-06-07_berthieu_portrait
Condividi questo articolo:
Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

Notizie correlate